Le descrizioni che Plinio il Giovane fa delle proprie ville, pensate per suscitare sorpresa ed impressionare i destinatari delle lettere, costituiscono com’è noto un fondamentale stru- mento per lo studio dell’immaginario e delle aspettative associate alla vita in una villa di piacere in età imperiale. Nell’illustrare la combinazione di ambienti tipici dell’edilizia domestica romana e spazi apparentemente naturali, ma in realtà funzionali a spe- cifiche esigenze di auto-rappresentazione, le lettere pliniane consentono di riflettere su alcuni aspetti cruciali per la com- prensione del dialogo tra spazio antropizzato e spazio naturale nel mondo romano. Gli interrogativi principali che questi testi suscitano, alla luce del confronto con il dato archeologico, riguardano il dialogo tra il mondo esterno e lo spazio domestico. Quale significato era attribuito, nel linguaggio del lusso domestico, a precisi aspetti della natura e del paesaggio? Attraverso quali strumenti, strategie e dispositivi il suono, la vista, gli effetti climatici veni- vano proiettati all’interno degli edifici, così da enfatizzare e sot- tolineare il legame con il paesaggio e i fenomeni naturali? Quale era la dimensione sensoriale del rapporto con la natura ed in quali forme essa trovava espressione? Partendo da tali osservazioni, e grazie al supporto del Parco Archeologico di Pompei, il 27 e 28 Aprile del 2017 si è tenuto presso l’ex Auditorium del Parco il convegno Paesaggi domestici. L’esperienza della natura nelle case e nelle ville romane. Pompei, Ercolano e l’area vesuviana. Obiettivo dell’incontro, organizzato dal Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con l’Uni- versità di Pisa e la Scuola Normale Superiore, era quello di esa- minare il complesso e multiforme rapporto tra architettura e natura nelle case e ville romane, con particolare attenzione alla regione della Baia di Napoli, tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. Nell’affrontare un tema tanto ampio e sfaccettato, si è scelto di adottare tre punti di vista principali, corrispondenti ad altrettante domande, che in qualche maniera riflettono i problemi metodologici posti dagli stessi testi pliniani cui si è fatto cenno: quali soluzioni architettoniche e decorative con- tribuivano a ricreare un’esperienza della natura negli spazi in- terni? Quali criteri guidavano la sistemazione di giardini e camminamenti esterni? Quali metodi d’indagine permettono di recuperare o ricostruire la dimensione fisica e sensoriale della natura nelle case romane? La riflessione su questi punti ha consentito di gettare nuova luce sul complesso dialogo tra dimensione antropica e sfera na- turale e sulle modalità attraverso le quali esso si articolava. D’altro canto, lo sforzo di affrontare gli interrogativi intorno ai quali si articolava il convegno ha richiesto il superamento di limiti di- sciplinari ristretti. Ciò è dimostrato dalla natura eterogenea e polifonica dei contributi qui raccolti, che spaziano dall’esame di singoli casi allo studio di tipologie architettoniche e decorative in grado di esplicitare lo stretto dialogo tra spazio interno ed esterno; dall’analisi dell’organizzazione e dell’arredo di giardini e portici all’approfondimento dei metodi storici e scientifici per la visualizzazione e il restauro del paesaggio architettonico. In questo quadro s’inserisce il fondamentale apporto dell’archeo- botanica, della geofisica e delle tecnologie digitali e virtuali per la ricostruzione multisensoriale dell’interazione uomo-natura nello spazio domestico.

Paesaggi domestici. L’esperienza della natura nelle case e nelle ville romane. Pompei, Ercolano e l’area vesuviana (Atti del convegno internazionale di studi, Pompei, 27-28 Aprile 2017)

R. Olivito
2020-01-01

Abstract

Le descrizioni che Plinio il Giovane fa delle proprie ville, pensate per suscitare sorpresa ed impressionare i destinatari delle lettere, costituiscono com’è noto un fondamentale stru- mento per lo studio dell’immaginario e delle aspettative associate alla vita in una villa di piacere in età imperiale. Nell’illustrare la combinazione di ambienti tipici dell’edilizia domestica romana e spazi apparentemente naturali, ma in realtà funzionali a spe- cifiche esigenze di auto-rappresentazione, le lettere pliniane consentono di riflettere su alcuni aspetti cruciali per la com- prensione del dialogo tra spazio antropizzato e spazio naturale nel mondo romano. Gli interrogativi principali che questi testi suscitano, alla luce del confronto con il dato archeologico, riguardano il dialogo tra il mondo esterno e lo spazio domestico. Quale significato era attribuito, nel linguaggio del lusso domestico, a precisi aspetti della natura e del paesaggio? Attraverso quali strumenti, strategie e dispositivi il suono, la vista, gli effetti climatici veni- vano proiettati all’interno degli edifici, così da enfatizzare e sot- tolineare il legame con il paesaggio e i fenomeni naturali? Quale era la dimensione sensoriale del rapporto con la natura ed in quali forme essa trovava espressione? Partendo da tali osservazioni, e grazie al supporto del Parco Archeologico di Pompei, il 27 e 28 Aprile del 2017 si è tenuto presso l’ex Auditorium del Parco il convegno Paesaggi domestici. L’esperienza della natura nelle case e nelle ville romane. Pompei, Ercolano e l’area vesuviana. Obiettivo dell’incontro, organizzato dal Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con l’Uni- versità di Pisa e la Scuola Normale Superiore, era quello di esa- minare il complesso e multiforme rapporto tra architettura e natura nelle case e ville romane, con particolare attenzione alla regione della Baia di Napoli, tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. Nell’affrontare un tema tanto ampio e sfaccettato, si è scelto di adottare tre punti di vista principali, corrispondenti ad altrettante domande, che in qualche maniera riflettono i problemi metodologici posti dagli stessi testi pliniani cui si è fatto cenno: quali soluzioni architettoniche e decorative con- tribuivano a ricreare un’esperienza della natura negli spazi in- terni? Quali criteri guidavano la sistemazione di giardini e camminamenti esterni? Quali metodi d’indagine permettono di recuperare o ricostruire la dimensione fisica e sensoriale della natura nelle case romane? La riflessione su questi punti ha consentito di gettare nuova luce sul complesso dialogo tra dimensione antropica e sfera na- turale e sulle modalità attraverso le quali esso si articolava. D’altro canto, lo sforzo di affrontare gli interrogativi intorno ai quali si articolava il convegno ha richiesto il superamento di limiti di- sciplinari ristretti. Ciò è dimostrato dalla natura eterogenea e polifonica dei contributi qui raccolti, che spaziano dall’esame di singoli casi allo studio di tipologie architettoniche e decorative in grado di esplicitare lo stretto dialogo tra spazio interno ed esterno; dall’analisi dell’organizzazione e dell’arredo di giardini e portici all’approfondimento dei metodi storici e scientifici per la visualizzazione e il restauro del paesaggio architettonico. In questo quadro s’inserisce il fondamentale apporto dell’archeo- botanica, della geofisica e delle tecnologie digitali e virtuali per la ricostruzione multisensoriale dell’interazione uomo-natura nello spazio domestico.
2020
978-88-913-1957-9
Architettura domestica romana, giardini e natura nel mondo romano, Roman Domestic Architecture, Domestic Landscape, Pompei, Ercolano,
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11771/14539
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