Tra i primi monumenti indagati durante gli scavi Borbonici a Pompei, un posto di primo piano è quello rivestito dai Praedia di Iulia Felix (II, 4). Proprio da uno degli ambienti di tale complesso, il cosiddetto atrium 24, provengono 18 frammenti (2 ancora in situ e 16 conservati in più sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli), pertinenti ad uno straordinario fregio dipinto, lungo oltre 31 metri. Il fregio, che doveva estendersi su tutte e quattro le pareti dell’ambiente, raffigura, come è noto, il foro di Pompei durante un giorno di mercato settimanale. Accanto alle molte questioni poste dall’interpretazione delle scene raffigurate e dalla scelta da parte del committente di tale soggetto iconografico, unico nell’intero panorama artistico di età romana, uno dei problemi principali nello studio del fregio è la ricostruzione della sequenza con la quale i frammenti superstiti dovevano disporsi sulle quattro pareti dell’atrium. Tale problema è peraltro di grande importanza se si considera lo stato attuale dei frammenti, esposti in maniera isolata, come quadri a sé stanti più che come parti di un'unica raffigurazione continua. Attraverso una rilettura dei diari di scavo e delle piante realizzate al momento delle investigazioni borboniche, e con l’ausilio di nuovi strumenti e applicazioni di archeologia virtuale sviluppate presso lo SMART Lab della Scuola Normale Superiore, il presente contributo mira a fornire una nuova proposta di lettura del contesto all’interno del quale il fregio era esposto, avanzando allo stesso tempo nuove ipotesi sulla sequenza originaria dei frammenti.

Il fregio dipinto dall’atrio 24 dei Praedia di Iulia Felix (Pompei, II, 4, 3). Una rilettura attraverso il contributo dei documenti d’archivio e di nuove applicazioni di archeologia virtuale

R. Olivito
;
2020-01-01

Abstract

Tra i primi monumenti indagati durante gli scavi Borbonici a Pompei, un posto di primo piano è quello rivestito dai Praedia di Iulia Felix (II, 4). Proprio da uno degli ambienti di tale complesso, il cosiddetto atrium 24, provengono 18 frammenti (2 ancora in situ e 16 conservati in più sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli), pertinenti ad uno straordinario fregio dipinto, lungo oltre 31 metri. Il fregio, che doveva estendersi su tutte e quattro le pareti dell’ambiente, raffigura, come è noto, il foro di Pompei durante un giorno di mercato settimanale. Accanto alle molte questioni poste dall’interpretazione delle scene raffigurate e dalla scelta da parte del committente di tale soggetto iconografico, unico nell’intero panorama artistico di età romana, uno dei problemi principali nello studio del fregio è la ricostruzione della sequenza con la quale i frammenti superstiti dovevano disporsi sulle quattro pareti dell’atrium. Tale problema è peraltro di grande importanza se si considera lo stato attuale dei frammenti, esposti in maniera isolata, come quadri a sé stanti più che come parti di un'unica raffigurazione continua. Attraverso una rilettura dei diari di scavo e delle piante realizzate al momento delle investigazioni borboniche, e con l’ausilio di nuovi strumenti e applicazioni di archeologia virtuale sviluppate presso lo SMART Lab della Scuola Normale Superiore, il presente contributo mira a fornire una nuova proposta di lettura del contesto all’interno del quale il fregio era esposto, avanzando allo stesso tempo nuove ipotesi sulla sequenza originaria dei frammenti.
2020
978-88-5491-020-1
Pompei, Praedia Iuliae Felicis, Digital- and Cyber-Archaeology
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11771/14547
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