Oramai conclusasi la XXXVII Biennale d’arte di Venezia, nel gennaio del 1977 lo storico e critico d’arte romano Enrico Crispolti scrive all’ente veneziano a proposito della mostra della sezione italiana da lui curata insieme a Raffaele De Grada. Intitolata "L’ambiente come sociale", la mostra aveva risposto al tema progettuale indicato dall’ente, "Ambiente, partecipazione e strutture culturali", presentando «proposte, azioni, esperienze, documenti di ricerca per nuovi modi di intervento creativo nell’ambiente sociale». Nella lettera, Crispolti chiede il materiale di documentazione della mostra e propone di raccoglierlo in una pubblicazione. Il volume avrebbe dovuto riunire, ampliandoli, i testi e le illustrazioni pubblicate nell’opuscolo realizzato per l’occasione, le trascrizioni delle interviste ai partecipanti e del dibattito "Nuova domanda e modi di produzione culturale nel campo delle arti visive", alcuni documenti del convegno sul decentramento e il resoconto degli incontri del ciclo "Documentazione aperta". Infine, avrebbe incluso una nota sull’allestimento della mostra, a opera di Ettore Sottsass, e sulle tecniche audiovisive impiegate. Il libro non fu mai realizzato, ma le note che scandiscono il progetto editoriale e i materiali allegati aiutano a orientarsi tra le eterogenee proposte di questa mostra, rimasta ai margini del racconto storiografico. A che cosa si riferiva il critico parlando di «ambiente come sociale»? Che intendeva come “nuovi modi di intervento creativo” e in che cosa consisteva una «documentazione aperta»? Questi sono i nodi discussi in questo intervento, che ricostruisce la presenza della partecipazione italiana all’interno della Biennale veneziana del 1976.
"L'ambiente come sociale alla Biennale di Venezia 1976": note da un libro mai realizzato
Sara Catenacci
2015-01-01
Abstract
Oramai conclusasi la XXXVII Biennale d’arte di Venezia, nel gennaio del 1977 lo storico e critico d’arte romano Enrico Crispolti scrive all’ente veneziano a proposito della mostra della sezione italiana da lui curata insieme a Raffaele De Grada. Intitolata "L’ambiente come sociale", la mostra aveva risposto al tema progettuale indicato dall’ente, "Ambiente, partecipazione e strutture culturali", presentando «proposte, azioni, esperienze, documenti di ricerca per nuovi modi di intervento creativo nell’ambiente sociale». Nella lettera, Crispolti chiede il materiale di documentazione della mostra e propone di raccoglierlo in una pubblicazione. Il volume avrebbe dovuto riunire, ampliandoli, i testi e le illustrazioni pubblicate nell’opuscolo realizzato per l’occasione, le trascrizioni delle interviste ai partecipanti e del dibattito "Nuova domanda e modi di produzione culturale nel campo delle arti visive", alcuni documenti del convegno sul decentramento e il resoconto degli incontri del ciclo "Documentazione aperta". Infine, avrebbe incluso una nota sull’allestimento della mostra, a opera di Ettore Sottsass, e sulle tecniche audiovisive impiegate. Il libro non fu mai realizzato, ma le note che scandiscono il progetto editoriale e i materiali allegati aiutano a orientarsi tra le eterogenee proposte di questa mostra, rimasta ai margini del racconto storiografico. A che cosa si riferiva il critico parlando di «ambiente come sociale»? Che intendeva come “nuovi modi di intervento creativo” e in che cosa consisteva una «documentazione aperta»? Questi sono i nodi discussi in questo intervento, che ricostruisce la presenza della partecipazione italiana all’interno della Biennale veneziana del 1976.File | Dimensione | Formato | |
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