Scritta tra il 1140 e il 1153, l’omelia 27 di Filagato da Cerami, con la sua ekphrasis, fornisce una delle descrizioni coeve più importanti della Cappella Palatina di Palermo, fondata da Ruggero II negli anni Trenta del secolo XII. Non vi è scritto o studio riguardante la Cappella che non menzioni il testo greco, né mancano acute riflessioni e più approfondite analisi volte a circoscrivere la cronologia dell’opera – la cui datazione rimane incerta – e a contestualizzare le meraviglie in essa descritte, osservate attraverso gli occhi, la mente e l’estetica degli uomini del loro tempo. Lungi dall’essere un testo di liturgia, l’ekphrasis tuttavia rappresenta anche un’eccezionale testimonianza dello spazio sacro nel regno normanno di Sicilia. Il teologo grecofono si sofferma sul “luogo riservato al rito mistico”, ne menziona il recinto, riferendo delle sue funzioni, accenna alla mensa e alle suppellettili sacre, ne descrive gli spazi, dal pavimento ai marmi delle pareti, dall’oro dei mosaici alle numerose immagini sante. Attraverso recenti acquisizioni e nuove evidenze archeologiche inerenti uno tra i luoghi più studiati e meglio conservati del medioevo mediterraneo, è possibile oggi rileggere Filagato, e verificare la sua descrizione nello spazio fisico reale dell’area sacra, offrendo nuove proposte sulla cronologia del monumento e dell’ekphrasis e interrogandoci sul modo in cui lo spazio sacro fu concepito e percepito nel medioevo.
Dallo spazio alla parola. Ripensare la Cappella Palatina, rileggere Filagato da Cerami
Ruggero Longo
2023-01-01
Abstract
Scritta tra il 1140 e il 1153, l’omelia 27 di Filagato da Cerami, con la sua ekphrasis, fornisce una delle descrizioni coeve più importanti della Cappella Palatina di Palermo, fondata da Ruggero II negli anni Trenta del secolo XII. Non vi è scritto o studio riguardante la Cappella che non menzioni il testo greco, né mancano acute riflessioni e più approfondite analisi volte a circoscrivere la cronologia dell’opera – la cui datazione rimane incerta – e a contestualizzare le meraviglie in essa descritte, osservate attraverso gli occhi, la mente e l’estetica degli uomini del loro tempo. Lungi dall’essere un testo di liturgia, l’ekphrasis tuttavia rappresenta anche un’eccezionale testimonianza dello spazio sacro nel regno normanno di Sicilia. Il teologo grecofono si sofferma sul “luogo riservato al rito mistico”, ne menziona il recinto, riferendo delle sue funzioni, accenna alla mensa e alle suppellettili sacre, ne descrive gli spazi, dal pavimento ai marmi delle pareti, dall’oro dei mosaici alle numerose immagini sante. Attraverso recenti acquisizioni e nuove evidenze archeologiche inerenti uno tra i luoghi più studiati e meglio conservati del medioevo mediterraneo, è possibile oggi rileggere Filagato, e verificare la sua descrizione nello spazio fisico reale dell’area sacra, offrendo nuove proposte sulla cronologia del monumento e dell’ekphrasis e interrogandoci sul modo in cui lo spazio sacro fu concepito e percepito nel medioevo.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
R.Longo - Dallo spazio alla parola. Filagato da Cerami e la Cappella Palatina- 2023.pdf
Open Access dal 02/08/2024
Tipologia:
Versione Editoriale (PDF)
Licenza:
Copyright dell'editore
Dimensione
3.1 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.1 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.