La rappresentazione del gruppo di pensatori riuniti attorno ad Aristotele in Inferno IV, 106-144, costituisce una succinta storia della filosofia, utile a ricostruire la concezione che Dante aveva della natura e dello sviluppo di questa disciplina. Gli studi precedenti hanno sottolineato il carattere disorganico, se non addirittura disordinato, di questo passo, segnalando la varietà delle sue fonti ed alcuni paralleli parziali in opere di Tommaso d’Aquino. Ma non mancano elementi di coerenza in questa sintetica rassegna di pensatori, la quale pare rispondere ad una logica unitaria: essa include infatti l’iniziatore della storia della filosofia occidentale, Talete, e termina con il personaggio più vicino cronologicamente a Dante tra tutti quelli menzionati, cioè Averroè, la cui qualifica di commentatore rimanda chiaramente ad Aristotele “maestro di color che sanno” citato all’inizio. L’ipotesi che Dante menzioni questi pensatori non secondo la logica lineare di una lista, ma secondo l’angolo visuale di un cerchio – con al centro Aristotele, seguito da Socrate e Plato, nel semicerchio retrostante altri filosofi pre-aristotelici e nel semicerchio antistante i filosofi post-aristotelici – aiuta a dare ordine al quadro. In questo profilo di storia della filosofia, il pensiero di Alberto Magno, assieme ed ancor più di quello di Tommaso d’Aquino, potrebbe avere funto da principio ispiratore e da fattore di unità, attraverso canali di conoscenza, diretti o indiretti, testuali o contestuali, che gli studi su Dante stanno mettendo in sempre maggior luce. Il carattere fortemente polifonico della “filosofica famiglia” (il gruppo di personaggi più numeroso tra i tre che Dante colloca nel Limbo, dopo i poeti ed i politici), la sua interculturalità (con inclusione di pensatori di provenienza greca, latina e araba) ed interdisciplinarietà (la filosofia teoretica dialoga con quella pratica, con la matematica e con la medicina) corrispondono infatti ad altrettanti tratti fondamentale dell’approccio di Alberto alla pratica filosofica ed al pensiero precedente. Più specificamente, una possibile influenza di Alberto Magno può essere rintracciata nell’armonia tra Aristotele e Platone che Dante propone, nella rilevanza che egli accorda ad Averroè come commentatore di Aristotele, nel risalto dato ad Avicenna in ambito non solo filosofico ma anche medico, e nell’importanza che viene ascritta alla matematica in filosofia, con particolare riguardo all’autorità di Euclide e Tolomeo.
“Da Talete ad Averroè: Dante storico della filosofia nel Canto IV dell’Inferno”, in La «compiuta gioia». Dante e la filosofia, a cura di L. Bianchi, S. Pelizzari, A. Tabarroni, Angelo Longo Editore, Ravenna 2024
Bertolacci, Amos
2024-01-01
Abstract
La rappresentazione del gruppo di pensatori riuniti attorno ad Aristotele in Inferno IV, 106-144, costituisce una succinta storia della filosofia, utile a ricostruire la concezione che Dante aveva della natura e dello sviluppo di questa disciplina. Gli studi precedenti hanno sottolineato il carattere disorganico, se non addirittura disordinato, di questo passo, segnalando la varietà delle sue fonti ed alcuni paralleli parziali in opere di Tommaso d’Aquino. Ma non mancano elementi di coerenza in questa sintetica rassegna di pensatori, la quale pare rispondere ad una logica unitaria: essa include infatti l’iniziatore della storia della filosofia occidentale, Talete, e termina con il personaggio più vicino cronologicamente a Dante tra tutti quelli menzionati, cioè Averroè, la cui qualifica di commentatore rimanda chiaramente ad Aristotele “maestro di color che sanno” citato all’inizio. L’ipotesi che Dante menzioni questi pensatori non secondo la logica lineare di una lista, ma secondo l’angolo visuale di un cerchio – con al centro Aristotele, seguito da Socrate e Plato, nel semicerchio retrostante altri filosofi pre-aristotelici e nel semicerchio antistante i filosofi post-aristotelici – aiuta a dare ordine al quadro. In questo profilo di storia della filosofia, il pensiero di Alberto Magno, assieme ed ancor più di quello di Tommaso d’Aquino, potrebbe avere funto da principio ispiratore e da fattore di unità, attraverso canali di conoscenza, diretti o indiretti, testuali o contestuali, che gli studi su Dante stanno mettendo in sempre maggior luce. Il carattere fortemente polifonico della “filosofica famiglia” (il gruppo di personaggi più numeroso tra i tre che Dante colloca nel Limbo, dopo i poeti ed i politici), la sua interculturalità (con inclusione di pensatori di provenienza greca, latina e araba) ed interdisciplinarietà (la filosofia teoretica dialoga con quella pratica, con la matematica e con la medicina) corrispondono infatti ad altrettanti tratti fondamentale dell’approccio di Alberto alla pratica filosofica ed al pensiero precedente. Più specificamente, una possibile influenza di Alberto Magno può essere rintracciata nell’armonia tra Aristotele e Platone che Dante propone, nella rilevanza che egli accorda ad Averroè come commentatore di Aristotele, nel risalto dato ad Avicenna in ambito non solo filosofico ma anche medico, e nell’importanza che viene ascritta alla matematica in filosofia, con particolare riguardo all’autorità di Euclide e Tolomeo.File | Dimensione | Formato | |
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