Il volume offre la prima ricostruzione integrale delle vicende storiche e storico-artistiche che ebbero protagonista la famiglia Mannelli (poi Mannelli Galilei Riccardi), nota al grande pubblico per la torre omonima svettante su un fianco del Ponte Vecchio, tuttavia unica sopravvissuta al Secondo Conflitto Mondiale di una dimora clanica ben più ampia. Dopo un primo capitolo storico, che ripercorre gli otto secoli di storia della famiglia (XII-XIX) con la ricostruzione virtuale dell’archivio dinastico (oggi frammentato), l’indagine entra nel vivo con la ricostruzione delle prime cinque dimore fiorentine di altrettanti rami familiari, comprese nel tessuto urbanistico dell’Oltrarno (XVI secolo). Lo stile di vita – ricostruito col supporto di documenti contabili e carteggi – dimostra un tenace attaccamento ai valori mercantili del secolo precedente, caratterizzato da un numero contenuto di beni di lusso e da poche opere d’arte (essenzialmente devozionali e arredi preziosi, fra cui cassoni dipinti). L’evoluzione di una simile cultura residenziale – permeante lo stile di vita – si avverte chiara nel secolo successivo, con l’affermasi di un nuovo modus vivendi esemplato sulla corte medicea. La ricostruzione delle vicende personali e socio-economiche degli abitanti dell’abitazione clanica (con torre) al Ponte Vecchio nel XVII secolo – il senatore Filippo e il figlio Leonardo (cap. 3) – dimostra il procedere parallelo dell’abbandono dell’attività mercantile sul campo e della ristrutturazione della dimora, dove riaffiora la prima collezione d’arte a suggellare l’ingresso dei proprietari nella società di corte. L’apice di tale processo si situa a metà del XVIII secolo con la figura del senatore e Maggiordomo della Real Casa Lorenese Ottavio (protagonista del cap. 5), promotore di nuove commissioni artistiche di rilievo oggetto di scandaglio documentario; parallelamente, la ricostruzione della biografia del padre di Ottavio, il senatore Jacopo (protagonista del cap. 4), offre l’inedita rappresentazione delle declinazioni del fenomeno evolutivo entro abitazioni in affitto; una situazione, quest’ultima, affatto frequente della Firenze del XVIII secolo eppure finora del tutto trascurata dalla critica. Il volume si chiude con l’analisi delle principali residenze extraurbane dell’intero clan familiare, dal XV al XIX secolo, da cui si evince l’evoluzione dello stile di vita “in villeggiatura” e il rinnovato approccio alle spese del lusso in funzione delle esigenze di rappresentatività sociale e politica.
I Mannelli di Firenze. Storia, mecenatismo e identità di una famiglia fra cultura mercantile e cultura cortigiana
Focarile Pasquale
2017
Abstract
Il volume offre la prima ricostruzione integrale delle vicende storiche e storico-artistiche che ebbero protagonista la famiglia Mannelli (poi Mannelli Galilei Riccardi), nota al grande pubblico per la torre omonima svettante su un fianco del Ponte Vecchio, tuttavia unica sopravvissuta al Secondo Conflitto Mondiale di una dimora clanica ben più ampia. Dopo un primo capitolo storico, che ripercorre gli otto secoli di storia della famiglia (XII-XIX) con la ricostruzione virtuale dell’archivio dinastico (oggi frammentato), l’indagine entra nel vivo con la ricostruzione delle prime cinque dimore fiorentine di altrettanti rami familiari, comprese nel tessuto urbanistico dell’Oltrarno (XVI secolo). Lo stile di vita – ricostruito col supporto di documenti contabili e carteggi – dimostra un tenace attaccamento ai valori mercantili del secolo precedente, caratterizzato da un numero contenuto di beni di lusso e da poche opere d’arte (essenzialmente devozionali e arredi preziosi, fra cui cassoni dipinti). L’evoluzione di una simile cultura residenziale – permeante lo stile di vita – si avverte chiara nel secolo successivo, con l’affermasi di un nuovo modus vivendi esemplato sulla corte medicea. La ricostruzione delle vicende personali e socio-economiche degli abitanti dell’abitazione clanica (con torre) al Ponte Vecchio nel XVII secolo – il senatore Filippo e il figlio Leonardo (cap. 3) – dimostra il procedere parallelo dell’abbandono dell’attività mercantile sul campo e della ristrutturazione della dimora, dove riaffiora la prima collezione d’arte a suggellare l’ingresso dei proprietari nella società di corte. L’apice di tale processo si situa a metà del XVIII secolo con la figura del senatore e Maggiordomo della Real Casa Lorenese Ottavio (protagonista del cap. 5), promotore di nuove commissioni artistiche di rilievo oggetto di scandaglio documentario; parallelamente, la ricostruzione della biografia del padre di Ottavio, il senatore Jacopo (protagonista del cap. 4), offre l’inedita rappresentazione delle declinazioni del fenomeno evolutivo entro abitazioni in affitto; una situazione, quest’ultima, affatto frequente della Firenze del XVIII secolo eppure finora del tutto trascurata dalla critica. Il volume si chiude con l’analisi delle principali residenze extraurbane dell’intero clan familiare, dal XV al XIX secolo, da cui si evince l’evoluzione dello stile di vita “in villeggiatura” e il rinnovato approccio alle spese del lusso in funzione delle esigenze di rappresentatività sociale e politica.| File | Dimensione | Formato | |
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