The article examines Dante's receptive attitude towards Arabic culture, on the one hand, and his categorical rejection of the Islamic religion, on the other, taking the Divine Comedy as a work of reference. While the Arabic culture, represented by the physician Avicenna and the philosopher Averroes, is inserted by Dante into the "philosophical family" of the great spirits whose praises are woven in Limbo (Inf. IV), the two main representatives of the Islamic religion, the prophet Muḥammad and his successor ʿAlī, are placed in the lower part of Hell, where they are depicted horrendously mutilated, according to an analogical retaliation with respect to the schism that Dante accuses them of having determined within the Christian religion (Inf. XXVIII). Another Arab-Muslim, Saladin, figures among the great spirits of politics, but, unlike Avicenna and Averroes, he is separated from the rest of his group. This multifaceted and polyvalent attitude expressed in Alighieri's masterpiece constitutes a particularly effective representation of trends in place in many other thinkers of Latin culture and the Christian religion of the time. In fact, we can trace in the Divine Comedy a paradigmatic model of what historically has been the relationship of the medieval Latin-Christian world with the Arab-Islamic world, in which the contribution of Arabic culture has acted as a bridge of connection capable of going beyond the walls of religious opposition, without being affected by the upheavals and turmoil of politics, then as now.

L’articolo prende in esame l’attitudine ricettiva di Dante verso la cultura araba, da una parte, e il suo rigetto categorico della religione islamica, dall’altra, prendendo la Divina Commedia come opera di riferimento. Mentre la cultura araba, rappresentata dal medico Avicenna e dal filosofo Averroè, viene inserita da Dante nella “filosofica famiglia” degli spiriti magni le cui lodi vengono tessute nel Limbo (Inf. IV), i due principali rappresentanti della religione islamica, il profeta Muḥammad e il suo successore ʿAlī, vengono collocati nella parte più bassa dell’Inferno, dove sono raffigurati orrendamente mutilati, secondo un contrappasso analogico rispetto allo scisma che Dante imputa loro di aver determinato all’interno della religione cristiana (Inf. XXVIII). Un altro arabo-musulmano, Saladino, figura tra gli spiriti magni della politica, ma, a differenza di Avicenna ed Averroè, risulta separato dal resto del suo gruppo. Questo atteggiamento sfaccettato e polivalente espresso nel capolavoro dell’Alighieri costituisce una raffigurazione particolarmente efficace di tendenze in atto in molti altri pensatori della cultura latina e della religione cristiana dell’epoca. Si può infatti rintracciare nella Divina Commedia un modello paradigmatico di quello che storicamente è stato il rapporto del mondo latino-cristiano medievale con il mondo arabo-islamico, in cui l’apporto della cultura araba ha funto da ponte di connessione capace di oltrepassare i muri della contrapposizione religiosa senza risentire dei sommovimenti e delle agitazioni della politica, di allora come di adesso.

Avicenna ed Averroè «spiriti magni»: Dante Alighieri e la cultura araba nella Divina Commedia

BERTOLACCI A
2022-01-01

Abstract

The article examines Dante's receptive attitude towards Arabic culture, on the one hand, and his categorical rejection of the Islamic religion, on the other, taking the Divine Comedy as a work of reference. While the Arabic culture, represented by the physician Avicenna and the philosopher Averroes, is inserted by Dante into the "philosophical family" of the great spirits whose praises are woven in Limbo (Inf. IV), the two main representatives of the Islamic religion, the prophet Muḥammad and his successor ʿAlī, are placed in the lower part of Hell, where they are depicted horrendously mutilated, according to an analogical retaliation with respect to the schism that Dante accuses them of having determined within the Christian religion (Inf. XXVIII). Another Arab-Muslim, Saladin, figures among the great spirits of politics, but, unlike Avicenna and Averroes, he is separated from the rest of his group. This multifaceted and polyvalent attitude expressed in Alighieri's masterpiece constitutes a particularly effective representation of trends in place in many other thinkers of Latin culture and the Christian religion of the time. In fact, we can trace in the Divine Comedy a paradigmatic model of what historically has been the relationship of the medieval Latin-Christian world with the Arab-Islamic world, in which the contribution of Arabic culture has acted as a bridge of connection capable of going beyond the walls of religious opposition, without being affected by the upheavals and turmoil of politics, then as now.
2022
L’articolo prende in esame l’attitudine ricettiva di Dante verso la cultura araba, da una parte, e il suo rigetto categorico della religione islamica, dall’altra, prendendo la Divina Commedia come opera di riferimento. Mentre la cultura araba, rappresentata dal medico Avicenna e dal filosofo Averroè, viene inserita da Dante nella “filosofica famiglia” degli spiriti magni le cui lodi vengono tessute nel Limbo (Inf. IV), i due principali rappresentanti della religione islamica, il profeta Muḥammad e il suo successore ʿAlī, vengono collocati nella parte più bassa dell’Inferno, dove sono raffigurati orrendamente mutilati, secondo un contrappasso analogico rispetto allo scisma che Dante imputa loro di aver determinato all’interno della religione cristiana (Inf. XXVIII). Un altro arabo-musulmano, Saladino, figura tra gli spiriti magni della politica, ma, a differenza di Avicenna ed Averroè, risulta separato dal resto del suo gruppo. Questo atteggiamento sfaccettato e polivalente espresso nel capolavoro dell’Alighieri costituisce una raffigurazione particolarmente efficace di tendenze in atto in molti altri pensatori della cultura latina e della religione cristiana dell’epoca. Si può infatti rintracciare nella Divina Commedia un modello paradigmatico di quello che storicamente è stato il rapporto del mondo latino-cristiano medievale con il mondo arabo-islamico, in cui l’apporto della cultura araba ha funto da ponte di connessione capace di oltrepassare i muri della contrapposizione religiosa senza risentire dei sommovimenti e delle agitazioni della politica, di allora come di adesso.
Dante, Divina Commedia, Limbo, spiriti magni, cultura araba, Avicenna, Averroè
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11771/2597
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