This article explores the identity of the “least brothers of mine", characterized by the demonstrative "these", in the famous episode of the Final Judgment in the Gospel of Matthew (Mt. 25.31-46). In this passage, the Son of Man (Jesus), as the final judge, divides humanity into the saved and the damned depending on the charity that these two groups of people have given or refused to his "least brothers" who found themselves in a situation of need (hunger, thirst, distance from home, nakedness, illness, imprisonment). These brothers of the Son of Man are said “these least brothers of mine” (Mt. 25.40; cf. 25.45). The deixis expressed by the demonstrative “these” allows us to advance a new interpretation of the expression at stake, in an angelological perspective. Since the angels are among the protagonists of the passage, there are internal contextual reasons and external scriptural evidence that allow us to give an angelological meaning to the expression in question, by identifying “these least brothers of mine” with the angels present on the scene of the judgment. The proposed interpretation differs from the two main identifications of "these least brothers of mine" current in secondary literature and already advanced in medieval exegesis (i.e. the poor generally understood, and the disciples of Jesus who find themselves in a state of need).

L’articolo si interroga su chi siano i “miei fratelli più piccoli”, individuati dal dimostrativo “questi”, nel famoso episodio del Giudizio Finale nel Vangelo di Matteo (Mt. 25.31-46). Nel passo in questione il Figlio dell’Uomo (Gesù), in veste di giudice ultimo, divide l’umanità in salvati e dannati a seconda della carità che questi due gruppi di persone hanno prestato o rifiutato ai suoi “fratelli più piccoli” che si sono trovati in una situazione di bisogno (fame, sete, lontananza da casa, nudità, malattia, carcerazione). Tali fratelli del Figlio dell’Uomo sono denominati “questi miei fratelli più piccoli” (Mt. 25.40; cf. 25.45). La deissi espressa dal dimostrativo “questi” permette di avanzare una nuova interpretazione dell’espressione in oggetto, in chiave angelologica. Dato, infatti, che gli angeli figurano tra i protagonisti del passo (Mt. 25.31), vi sono ragioni contestuali interne ed evidenze scritturali esterne che consentono di identificare “questi miei fratelli più piccoli” con gli angeli presenti al Giudizio Finale. L’interpretazione proposta si differenzia dalle due principali identificazioni di “questi miei fratelli più piccoli” correnti nella letteratura secondaria e già avanzate nell’esegesi medievale (i poveri generalmente intesi e i discepoli di Gesù che si trovano in uno stato di bisogno).

I poveri, i discepoli, gli angeli: considerazioni sull’espressione “questi miei fratelli più piccoli” in Mt. 25.40

bertolacci
2023-01-01

Abstract

This article explores the identity of the “least brothers of mine", characterized by the demonstrative "these", in the famous episode of the Final Judgment in the Gospel of Matthew (Mt. 25.31-46). In this passage, the Son of Man (Jesus), as the final judge, divides humanity into the saved and the damned depending on the charity that these two groups of people have given or refused to his "least brothers" who found themselves in a situation of need (hunger, thirst, distance from home, nakedness, illness, imprisonment). These brothers of the Son of Man are said “these least brothers of mine” (Mt. 25.40; cf. 25.45). The deixis expressed by the demonstrative “these” allows us to advance a new interpretation of the expression at stake, in an angelological perspective. Since the angels are among the protagonists of the passage, there are internal contextual reasons and external scriptural evidence that allow us to give an angelological meaning to the expression in question, by identifying “these least brothers of mine” with the angels present on the scene of the judgment. The proposed interpretation differs from the two main identifications of "these least brothers of mine" current in secondary literature and already advanced in medieval exegesis (i.e. the poor generally understood, and the disciples of Jesus who find themselves in a state of need).
2023
L’articolo si interroga su chi siano i “miei fratelli più piccoli”, individuati dal dimostrativo “questi”, nel famoso episodio del Giudizio Finale nel Vangelo di Matteo (Mt. 25.31-46). Nel passo in questione il Figlio dell’Uomo (Gesù), in veste di giudice ultimo, divide l’umanità in salvati e dannati a seconda della carità che questi due gruppi di persone hanno prestato o rifiutato ai suoi “fratelli più piccoli” che si sono trovati in una situazione di bisogno (fame, sete, lontananza da casa, nudità, malattia, carcerazione). Tali fratelli del Figlio dell’Uomo sono denominati “questi miei fratelli più piccoli” (Mt. 25.40; cf. 25.45). La deissi espressa dal dimostrativo “questi” permette di avanzare una nuova interpretazione dell’espressione in oggetto, in chiave angelologica. Dato, infatti, che gli angeli figurano tra i protagonisti del passo (Mt. 25.31), vi sono ragioni contestuali interne ed evidenze scritturali esterne che consentono di identificare “questi miei fratelli più piccoli” con gli angeli presenti al Giudizio Finale. L’interpretazione proposta si differenzia dalle due principali identificazioni di “questi miei fratelli più piccoli” correnti nella letteratura secondaria e già avanzate nell’esegesi medievale (i poveri generalmente intesi e i discepoli di Gesù che si trovano in uno stato di bisogno).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11771/26878
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