Fascist heritage in Italy has been studied as difficult heritage mainly in its monumental, art historical, urbanistic aspects, with a focus on some exemplary cities, monuments and artworks. This article, instead, examines the ambiguity of reusing ordinary fascist architecture, in particular the ex-Case del Fascio (C.D.F.). The research investigates how ex-C.D.F.s have been reused in the postwar period up until now, in two different case studies: Aprilia and Vicarello, using a qualitative methodology based on archival research and material inspection in fieldwork settings. In their different histories, the two case studies allow us to exemplify how dissonance emerges and is silenced in time, and how reuses are influenced by inertia and pragmatism. The contribution of the article relies upon the qualification of dissonance in the Italian context, highlighting how pragmatism, material inertia, and local interests dictated the destruction and reuse of fascist architecture way more than any institutional positioning.

L’eredità materiale fascista in Italia è stata studiata come ‘patrimonio difficile’ soprattutto nei suoi aspetti monumentali, storico-artistici e urbanistici, con un’attenzione particolare su alcune città, monumenti e opere d’arte esemplari. Questo articolo, invece, esamina l’ambiguità del riuso dell’architettura ordinaria fascista, in particolare delle ex-Case del Fascio (C.D.F.). La ricerca indaga come le ex-C.D.F. siano state riutilizzate dal dopoguerra a oggi, in due diversi casi di studio: Aprilia e Vicarello, utilizzando una metodologia qualitativa basata sulla ricerca d’archivio e sull’analisi materiale degli edifici. Nelle loro diverse storie, i due casi studio ci permettono di capire come la dissonanza emerga e venga messa a tacere nel tempo, e come i riutilizzi siano influenzati dall’inerzia e dal pragmatismo. Il contributo dell’articolo riguarda la qualificazione del fenomeno della dissonanza nel contesto italiano, evidenziando come pragmatismo, inerzia materiale e gli interessi locali abbiano influenzato le scelte in merito alla distruzione e al riutilizzo dell’architettura fascista molto più di qualsiasi posizionamento ideologico e istituzionale.

Fascist architecture between pragmatism and inertia. An analysis of dissonance in the reuse of the ex-Case del Fascio of Aprilia and Vicarello

Leonardi F.
2025

Abstract

Fascist heritage in Italy has been studied as difficult heritage mainly in its monumental, art historical, urbanistic aspects, with a focus on some exemplary cities, monuments and artworks. This article, instead, examines the ambiguity of reusing ordinary fascist architecture, in particular the ex-Case del Fascio (C.D.F.). The research investigates how ex-C.D.F.s have been reused in the postwar period up until now, in two different case studies: Aprilia and Vicarello, using a qualitative methodology based on archival research and material inspection in fieldwork settings. In their different histories, the two case studies allow us to exemplify how dissonance emerges and is silenced in time, and how reuses are influenced by inertia and pragmatism. The contribution of the article relies upon the qualification of dissonance in the Italian context, highlighting how pragmatism, material inertia, and local interests dictated the destruction and reuse of fascist architecture way more than any institutional positioning.
2025
L’eredità materiale fascista in Italia è stata studiata come ‘patrimonio difficile’ soprattutto nei suoi aspetti monumentali, storico-artistici e urbanistici, con un’attenzione particolare su alcune città, monumenti e opere d’arte esemplari. Questo articolo, invece, esamina l’ambiguità del riuso dell’architettura ordinaria fascista, in particolare delle ex-Case del Fascio (C.D.F.). La ricerca indaga come le ex-C.D.F. siano state riutilizzate dal dopoguerra a oggi, in due diversi casi di studio: Aprilia e Vicarello, utilizzando una metodologia qualitativa basata sulla ricerca d’archivio e sull’analisi materiale degli edifici. Nelle loro diverse storie, i due casi studio ci permettono di capire come la dissonanza emerga e venga messa a tacere nel tempo, e come i riutilizzi siano influenzati dall’inerzia e dal pragmatismo. Il contributo dell’articolo riguarda la qualificazione del fenomeno della dissonanza nel contesto italiano, evidenziando come pragmatismo, inerzia materiale e gli interessi locali abbiano influenzato le scelte in merito alla distruzione e al riutilizzo dell’architettura fascista molto più di qualsiasi posizionamento ideologico e istituzionale.
Fascist architecture, difficult heritage, dissonance, critical heritage studies, organization studies
Architettura fascista, dissonanza, Case del Fascio (C.D.F.), studi organizzativi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11771/35618
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